Quando i nipoti attraversano la fase della giovane età adulta, quello che un tempo sembrava un percorso lineare si trasforma spesso in un labirinto di dubbi e incertezze. Le nonne, con il loro punto di osservazione privilegiato che abbraccia generazioni diverse, notano con apprensione questa fragilità emotiva che sembra caratterizzare molti ragazzi tra i venti e i trent’anni. Non si tratta di pigrizia o mancanza di ambizione, ma di una crisi profonda di autostima che paralizza la capacità decisionale proprio nel momento in cui le scelte sembrano determinare l’intero futuro.
Il peso invisibile del confronto sociale nell’era digitale
La generazione dei giovani adulti di oggi vive una pressione senza precedenti. Mentre le nonne crescevano confrontandosi con un numero limitato di coetanei nel proprio paese o quartiere, i nipoti si misurano costantemente con migliaia di profili accuratamente curati sui social media. Studi longitudinali e meta-analisi indicano che l’uso intenso dei social network è associato a livelli più elevati di sintomi ansiosi e depressivi negli adolescenti e nei giovani adulti, in particolare nella fascia tardo-adolescenziale e dei primi vent’anni di vita. Ogni scroll diventa un promemoria di ciò che non si è ancora raggiunto: il collega che ha ottenuto una promozione, l’amico che ha acquistato casa, la conoscente che viaggia per il mondo.
Questo confronto continuo alimenta dinamiche di autosvalutazione. La tendenza a sentirsi inadeguati nonostante evidenze di successo viene descritta dagli psicologi come sindrome dell’impostore, un fenomeno identificato per la prima volta negli anni Settanta e ampiamente documentato nelle ricerche successive. I nipoti si sentono costantemente inadeguati, convinti di essere gli unici a lottare mentre tutti gli altri sembrano avere tutto sotto controllo.
Quando troppe opzioni diventano una gabbia
Paradossalmente, le generazioni precedenti avevano meno opportunità ma spesso più chiarezza. Il cosiddetto paradosso della scelta, descritto dallo psicologo Barry Schwartz, spiega come un eccesso di possibilità possa aumentare il senso di sopraffazione, alimentare il rimpianto e ridurre la soddisfazione per le decisioni prese. Un nipote che deve scegliere tra decine di percorsi universitari, centinaia di possibili carriere, infinite modalità di vita, si trova sovraccaricato da una responsabilità schiacciante: quella di fare la scelta perfetta.
La paura di sbagliare diventa così intensa che molti giovani adulti procrastinano le decisioni importanti, rimanendo in una zona di comfort insoddisfacente ma sicura. Studi sul rapporto tra indecisione, ansia e procrastinazione mostrano che l’alto bisogno di evitare errori e il perfezionismo possono portare a rinviare scelte cruciali, inclusi percorsi formativi, lavorativi e relazionali. Rimandare la laurea, restare in lavori sottopagati, evitare impegni relazionali stabili non sono necessariamente segni di immaturità , ma strategie difensive per evitare il rischio del fallimento.
Il ruolo prezioso ma delicato della nonna
In questo scenario, le nonne possono diventare un’ancora di salvezza, ma solo se evitano alcuni errori comuni. Il primo è quello di minimizzare le difficoltà con frasi come “Ai miei tempi era tutto più difficile” o “Devi solo darti una mossa”. La ricerca in psicologia dello sviluppo e di comunità indica che il supporto familiare intergenerazionale è più efficace quando è percepito come accogliente, non giudicante e rispettoso dell’autonomia del giovane adulto.
Il secondo errore è quello di proiettare sui nipoti aspettative basate su modelli di vita ormai obsoleti. Il mercato del lavoro, le dinamiche economiche, persino le strutture familiari sono radicalmente cambiate, come documentano numerose ricerche sociologiche sulle transizioni alla vita adulta nelle società contemporanee. Un approccio più utile consiste nell’offrire una presenza di sostegno non intrusiva, che accompagna i processi decisionali dei giovani senza imporre soluzioni.
Strategie concrete per rafforzare l’autostima dei nipoti
Le nonne possono adottare comportamenti specifici che, secondo gli studi sulla resilienza e sui fattori protettivi nelle traiettorie di vita, favoriscono lo sviluppo della fiducia in sé. La psicologa dello sviluppo Emmy Werner, attraverso uno studio longitudinale durato decenni, ha evidenziato come la presenza di almeno un adulto di riferimento stabile, affettuoso e incoraggiante sia un potente fattore di resilienza.

- Valorizzare i processi, non solo i risultati: riconoscere l’impegno e il coraggio di provare, indipendentemente dall’esito finale, favorisce motivazione e resilienza secondo le ricerche sul growth mindset
- Condividere i propri fallimenti: raccontare episodi personali di insuccesso e recupero normalizza l’errore come parte della crescita e offre modelli di come affrontare le difficoltÃ
- Porre domande aperte invece di dare consigli: domande come “Come ti senti riguardo a questa situazione?” stimolano la riflessione autonoma e l’assunzione di responsabilitÃ
- Rispecchiare le competenze nascoste: aiutare i nipoti a riconoscere abilità che possiedono ma non valorizzano contribuisce alla costruzione dell’autostima
- Creare spazi di sperimentazione sicura: offrire opportunità a basso rischio per testare decisioni e competenze favorisce l’autoefficacia e l’esplorazione
Ridefinire il successo oltre i parametri tradizionali
Una delle eredità più preziose che una nonna può trasmettere è una definizione più ampia e personale di realizzazione. I parametri rigidi del successo, come casa di proprietà , carriera stabile e famiglia entro una certa età , non solo sono diventati più difficili da raggiungere per ragioni economiche e sociali, ma potrebbero non corrispondere ai valori autentici dei nipoti. Analisi sociologiche e demografiche mostrano come l’età di uscita dalla famiglia d’origine, di stabilizzazione lavorativa e di formazione familiare si sia progressivamente spostata in avanti in molti paesi europei, Italia compresa.
Ricerche in psicologia positiva e sul benessere indicano che la soddisfazione di vita dipende più dall’allineamento tra valori personali e scelte quotidiane che dal mero raggiungimento di obiettivi esterni. Gli studi sulla teoria dell’autodeterminazione evidenziano che il benessere psicologico è strettamente legato alla possibilità di soddisfare bisogni di autonomia, competenza e relazione, più che al solo successo esterno. Aiutare i nipoti a identificare cosa conta davvero per loro, piuttosto che cosa dovrebbe contare secondo gli altri, può essere profondamente trasformativo.
Costruire ponti tra fragilità e forza
La vulnerabilità che preoccupa tanto le nonne potrebbe in realtà essere, in molti casi, un segnale di profondità emotiva e di maggiore autoconsapevolezza. Indagini recenti come quella di Gallup suggeriscono che la percentuale di adulti USA con salute mentale “excellent” è scesa sotto il 30%, indicando una crescente attenzione al tema. Le generazioni più giovani sono più propense delle precedenti a parlare di salute mentale, a riconoscere il bisogno di aiuto e a ricorrere a forme di supporto psicologico. Questa apparente debolezza contiene il germe di una forza diversa: quella dell’autenticità e della capacità di mettere in discussione percorsi di vita percepiti come insostenibili.
Il compito più importante per una nonna diventa allora quello di essere testimone di questa trasformazione, offrendo quella sicurezza affettiva incondizionata che permette di correre rischi. Lo psicoterapeuta Carl Rogers ha sottolineato come la crescita personale avvenga in un clima relazionale caratterizzato da accettazione positiva incondizionata, empatia e autenticità . Sentirsi accettati per ciò che si è, più che per ciò che si potrebbe diventare, favorisce l’esplorazione e il cambiamento.
I nipoti che oggi sembrano persi potrebbero semplicemente star costruendo una bussola interiore più autentica, anche se più lenta da calibrare. E in questo percorso, la pazienza amorevole di una nonna può fare la differenza tra la paralisi e il primo passo verso una vita propria.
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