Quando Sarah ha compiuto quattro anni, i suoi genitori hanno smesso di dirle “no”. Ogni richiesta veniva accolta, ogni capriccio assecondato. A otto anni, Sarah faticava a vestirsi da sola, rifiutava qualsiasi attività che richiedesse impegno e reagiva con crisi incontenibili di fronte alla minima contrarietà. La storia di Sarah non è un caso isolato: secondo uno studio dell’Università del Minnesota pubblicato nel 2019, i bambini cresciuti in ambienti eccessivamente permissivi mostrano livelli più elevati di ansia e minore capacità di autoregolazione emotiva rispetto ai coetanei educati con limiti chiari e coerenti.
Il fenomeno della genitorialità permissiva si è intensificato negli ultimi decenni, alimentato da interpretazioni errate di teorie psicologiche e dal desiderio comprensibile di proteggere i figli dalle difficoltà. Eppure, questa strada lastricata di buone intenzioni conduce spesso a conseguenze inaspettate che rischiano di compromettere lo sviluppo emotivo e relazionale dei più piccoli.
Perché diciamo sempre sì: le radici del permissivismo
Dietro l’incapacità di stabilire confini si nascondono motivazioni profonde che meritano comprensione, non giudizio. Molti genitori hanno vissuto infanzie caratterizzate da rigidità eccessiva e desiderano offrire ai propri figli un’esperienza diversa. Altri temono che stabilire limiti possa danneggiare il legame affettivo o minare l’autostima del bambino, creando ferite emotive difficili da sanare.
La psicologa Diana Baumrind, pioniera degli studi sugli stili genitoriali negli anni Sessanta, ha evidenziato come la confusione tra affetto e permissività rappresenti uno degli equivoci più diffusi. Amare un figlio non significa risparmiargli ogni frustrazione, ma fornirgli gli strumenti per affrontarla. La ricerca contemporanea in neuroscienze dello sviluppo conferma questa intuizione: il cervello dei bambini necessita di esperienze di attesa, rinuncia e gestione della delusione per sviluppare aree cruciali come la corteccia prefrontale, responsabile del controllo degli impulsi.
Il prezzo invisibile dell’assenza di confini
Quando mancano regole chiare, i bambini non sperimentano libertà ma confusione. Paradossalmente, l’assenza di limiti genera insicurezza: senza punti di riferimento stabili, il bambino non sa cosa aspettarsi dal mondo e fatica a sviluppare un senso di prevedibilità necessario per sentirsi al sicuro.
Le conseguenze si manifestano su diversi livelli e spesso emergono in modo graduale, rendendosi evidenti solo quando il bambino cresce e si confronta con contesti meno indulgenti come la scuola o le relazioni con i coetanei. L’autonomia risulta compromessa perché, abituati a ricevere aiuto immediato per ogni necessità, questi bambini non sviluppano competenze pratiche né fiducia nelle proprie capacità. Le difficoltà relazionali diventano evidenti quando l’incapacità di tollerare contrarietà si traduce in conflitti con compagni e insegnanti, che non asseconderanno ogni richiesta come fanno i genitori.
La fragilità emotiva rappresenta forse l’aspetto più preoccupante: la frustrazione, mai sperimentata in dosi gestibili durante l’infanzia, diventa travolgente nell’adolescenza e nell’età adulta. Senza conseguenze chiare per le proprie azioni, il bambino non impara il nesso causale tra comportamento e risultato, sviluppando una scarsa responsabilità personale.
Uno studio longitudinale pubblicato sul Journal of Clinical Child & Adolescent Psychology nel 2021 ha seguito per quindici anni bambini cresciuti con diversi stili educativi, dimostrando che quelli provenienti da contesti permissivi presentavano in adolescenza maggiori difficoltà accademiche e tassi più elevati di comportamenti a rischio.
Stabilire limiti senza diventare autoritari: la via dell’equilibrio
La soluzione non risiede nell’oscillare verso l’opposto estremo dell’autoritarismo rigido. Esiste una terza via, che Baumrind definisce genitorialità autorevole: caratterizzata da calore affettivo unito a aspettative chiare e coerenti. Questo approccio equilibrato permette ai bambini di sentirsi amati e protetti pur imparando che esistono regole da rispettare e conseguenze da affrontare.
Costruire una struttura che sostiene
I limiti efficaci hanno caratteristiche precise. Devono essere pochi ma fermi, formulati in positivo quando possibile (“camminiamo in casa” anziché “non correre”), adeguati all’età e spiegati con calma. La coerenza rappresenta l’elemento fondamentale: un limite che vale oggi ma non domani perde ogni efficacia educativa e confonde il bambino, che non riesce a capire quali siano davvero le regole da seguire.
Contrariamente a quanto si teme, i bambini accolgono con sollievo una struttura prevedibile. Il pediatra e psicoanalista Donald Winnicott parlava di “ambiente facilitante”: uno spazio in cui il bambino può esplorare sapendo che esistono argini sicuri che lo proteggono dai pericoli reali.

Quando dire no diventa un atto d’amore
Negare qualcosa al proprio figlio genera disagio in molti genitori, che interpretano le lacrime come segnale di danno emotivo. In realtà, imparare che non tutto è immediatamente disponibile rappresenta una competenza fondamentale per la vita. Il “no” pronunciato con fermezza ma senza rabbia comunica un messaggio potente: “Ti vedo, comprendo il tuo desiderio, e ti amo abbastanza da non assecondarlo quando non è nel tuo interesse”.
La psicoterapeuta Philippa Perry suggerisce di accompagnare il rifiuto con la validazione emotiva: “Capisco che vorresti un altro biscotto e sei arrabbiato. È difficile accettare un no. La risposta però resta no”. Questo approccio riconosce i sentimenti senza cedere sulla regola, insegnando al bambino che le emozioni sono legittime ma non determinano sempre le azioni degli adulti.
Strategie pratiche per genitori in transizione
Modificare un approccio permissivo consolidato richiede tempo e determinazione. Alcuni passi concreti possono facilitare il cambiamento e rendere la transizione meno traumatica per tutta la famiglia.
Identificare le aree prioritarie rappresenta il primo passo fondamentale. Non è necessario trasformare tutto contemporaneamente, anzi un cambiamento troppo radicale potrebbe risultare controproducente. Scegliete due o tre ambiti fondamentali come orari del sonno, sicurezza e rispetto verso gli altri su cui stabilire confini non negoziabili, lasciando margini di flessibilità su aspetti meno cruciali.
Preparare il terreno facilita l’accettazione delle nuove regole. Comunicate i cambiamenti con anticipo: “Da domani inizieremo una nuova routine della sera”. I bambini gestiscono meglio le transizioni quando sono preparati e hanno il tempo di elaborare mentalmente cosa accadrà.
Aspettarsi resistenza evita delusioni e abbandoni precoci. Quando iniziate a stabilire limiti dopo un periodo permissivo, la situazione può temporaneamente peggiorare. È assolutamente normale: il bambino sta testando se le nuove regole sono reali o se basterà insistere per ottenere ciò che vuole. La coerenza nei primi giorni risulta cruciale per superare questa fase.
Offrire scelte limitate aiuta a costruire autonomia senza rinunciare alla struttura. Decisioni appropriate all’età come “Preferisci indossare la maglia rossa o quella blu?” permettono al bambino di esercitare controllo entro confini sicuri, sviluppando competenze decisionali senza il rischio di scelte inadeguate.
Riconoscere i progressi rinforza i comportamenti positivi. Notate e celebrate quando vostro figlio accetta un limite con meno resistenza o gestisce una frustrazione: “Ho visto che hai aspettato il tuo turno senza spingere. Deve essere stato difficile”. Questo riconoscimento rafforza la sua capacità di autoregolazione.
Il ruolo dei nonni: alleati o sabotatori?
Spesso i nonni adottano un approccio più indulgente rispetto ai genitori, creando incoerenze educative che confondono il bambino. Una conversazione franca, che riconosca il loro ruolo speciale senza cedere su aspetti fondamentali, può trasformarli in alleati preziosi. I nonni possono certamente concedere piccoli “extra” che rendono speciale il tempo trascorso insieme, ma su questioni di sicurezza e rispetto le regole devono rimanere uniformi per evitare di minare l’autorevolezza dei genitori.
Crescere insieme: il coraggio di educare
Stabilire limiti richiede energia emotiva, soprattutto quando siamo stanchi o in pubblico, con gli sguardi giudicanti di estranei che sembrano valutare ogni nostra mossa. Eppure, ogni “no” pronunciato con amore rappresenta un investimento nel futuro di nostro figlio. I bambini che imparano a navigare frustrazioni appropriate diventano adolescenti resilienti e adulti capaci di perseguire obiettivi a lungo termine, gestire relazioni mature e affrontare le inevitabili difficoltà della vita.
L’approccio autorevole non promette bambini sempre obbedienti o privi di conflitti. Promette qualcosa di più prezioso: esseri umani equilibrati, sicuri di sé e capaci di autoregolarsi. Ragazzi che sapranno dire no a loro volta quando necessario, che comprenderanno il valore dell’impegno e della perseveranza, che svilupperanno relazioni sane basate sul rispetto reciproco. E questo vale ogni momento difficile lungo il percorso, ogni crisi gestita con fermezza amorevole, ogni lacrima asciugata senza cedere su ciò che è giusto.
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